SULLA AUTOGESTIONE: sei punti e due obiettivi
(contributo
del docente francesco dentoni al Collegio Docenti 24.01.2006)
punto 1. Vicende così
importanti per una scuola non possono essere vissute come inevitabili. Come
docenti abbiamo il dovere educativo di presidiare e gestire queste situazioni,
non si subirle. Una pedagogia rinunciataria è perdente e diseducativa.
punto 2. C’è un
dovere giuridico di fare 200 giorni di lezione, che è anche il dovere morale di
non raccontare bugie nei certificati e nei diplomi che firmiamo; ed anche un
dovere educativo di difendere l’importanza del lavoro che facciamo. E’ anche in
situazioni come queste che diviene chiaro a tutti (agli studenti, ai genitori,
e a noi stessi) quanto crediamo nel nostro lavoro.
punto 3. Sul fatto
che i giorni di assemblea possano essere considerati giorni di lezione ai fini
del raggiungimento dei 200 giorni previsti dalla normativa, si sta diradando
una nebbia di decenni. E diventa sempre
più chiaro che solo a certe condizioni (e cioè se programmate nei dovuti modi,
e a rigore solo fino a quattro) le giornate di assemblea di istituto possono
essere computate come attività didattica.
punto 4. Non si può
assolutamente tenere nascosto il fatto scandaloso che gli studenti hanno già a
disposizione, non per chiacchierare del più e del meno, non per lamentarsi che
le aule sono impolverate, non per diffondere avvisi tecnici, né per organizzare
feste di fine anno, bensì per “approfondire e dibattere democraticamente i
problemi della scuola e della società”…;
non si può dimenticare che hanno a disposizione almeno 8 assemblee di
una intera giornata, e quindi il 4% della intera attività didattica annuale,
più altre 16 ore di assemblee di classe, corrispondenti ad almeno 3 giorni di
lezione, e cioè un altro 1,5% della attività didattica annuale. Totale: 5,5%.
punto 5. Non è mai
successo, a memoria d’uomo, che le assemblee di istituto siano durate più di
due ore, soprattutto se si considera il tempo effettivo di assemblea. Invece è
ben chiaro che quasi sempre le assemblee di istituto durano in media meno di
un’ora, ma non di rado molto molto meno, soprattutto se si considera appunto il
tempo effettivo di assemblea; talvolta la assemblea non si è nemmeno tenuta,
suscitando fra l’altro proteste e ironie degli stessi studenti.
punto 6. Non
si vede pertanto a quale titolo gli
studenti chiedano tempo supplementare di “autogestione” quando già ne hanno,
pessimamente utilizzati, ben 11 giorni; e a quale titolo chiedano di ridurre
ulteriormente i 189 giorni effettivi di
lezione che questo istituto è in grado di assicurare.
che, con le dovute mediazioni
della politica scolastica, che spetta a chi gestisce di fatto la organizzazione
della scuola, il Collegio dei Docenti impegni la Dirigenza scolastica su questo
problema che è di competenza del Collegio dei docenti, nella seguente
direzione:
fare risultare i giorni di
“autogestione” da una operazione di “dimagrimento” ed ottimizzazione delle
assemblee di istituto, senza che venga ulteriormente ridotto il numero dei
giorni di lezione. Ad esempio, se le assemblee di istituto si tengono nelle
prime due ore, e poi dalla terza si fa lezione, non ne è certo danneggiata,
anzi forse ne è incentivata la loro qualità ed il livello di partecipazione. Lo
stesso risultato si avrebbe se, in altri casi, la assemblea, sempre
ridimensionata a due ore, viene posta alle terza -quarta, o quarta-quinta ora.
Il guadagno netto derivante da questa operazione applicata sei volte su otto è
di circa 15 ore, e cioè tre giorni di lezione. Ecco ricavati i giorni di
“autogestione”.
Vi sarebbe inoltre il vantaggio
che con tale soluzione i problemi organizzativi della “autogestione” sarebbero
decisamente abbattuti, in quanto non vi sarebbe nessun insegnamento parallelo
alla autogestione, e tutto sarebbe ridotto al rango di partecipazione ad
assemblea degli studenti.
Ma l’obiettivo finale deve mirare
più in alto, e cioè fare sì che un periodo di alcuni giorni di “autogestione”,
organizzato con i dovuti controlli e le dovute autorizzazioni previste dalla
normativa, possa essere incluso nel computo dei giorni di attività didattica,
con il normale obbligo di partecipazione da parte di tutti gli studenti, e
quindi eliminando alla radice, oltre ai problemi organizzativi dei doppi spazi,
anche ogni altra complicazione sulla opzionalità, sulle giustificazioni e
simili.
E in prospettiva, questo
riassorbimento delle assemblee di istituto nella attività didattica deve
arrivare a far sì che effettivamente i giorni di attività didattica diventino
200, e che le “assemblee studentesche a perdere” (quelle di tipo organizzativo,
elettorale, ecc.) siano in aggiunta ai 200 giorni di lezione. Perché questa è
la normativa.
questo
documento è pubblicato anche in fdentoni.sitodiservizio.it/2005-2006/2006-autogestione.htm
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