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DAY BY DAY

00.11.02 Apologia della 4F

 
Dall’Irlanda, la 4F mi ha mandato questo messaggio che ho ricevuto il 1.11.2000.
Esimio professore Dentoni

siamo gli studenti della 4F, abbiamo letto la sua invettiva nei confronti di coloro che si azzardano a chiedere chiarimenti sulle correzioni e valutazioni dei lavori a casa (es.SBA).

La sua reazione ci sembra esagerata in quanto Carlini voleva solamente sapere il motivo della cosi' bassa valutazione, e non si e' permesso assolutamente di mettere in discussione la sua professionalita' e imparzialita'. Lo scopo di tale richiesta non era di farle perdere tempo, ma di comprendere i propri errori al fine di non ripeterli in futuro (non le stiamo chiedendo di spiegarci come si deve fare la SBA, tanto siamo nati imparati e la vita e' difficile, e non ce l'ha detto lei di nascere in questo secolo).

Inoltre la tanto decantata precisione bibliografica è stata da lei calpestata scrivendo male Anticoli (infatti lei ha scritto Articoli). Reputiamo importante allo stesso modo saper scrivere Anticoli quanto Monnier, anzi consideriamo piu' grave per un professore sbagliare a scrivere il cognome di un alunno che conosce da piu' di un anno.

Cosa piu' importante di tutte e' che noi non tolleriamo la citazione dei nostri nomi e/o cognomi in Internet perche' la reputiamo una grande violazione della nostra privacy. Finche' scrive le iniziali e' tutto Ok, ma se deve scrivere che Carlini non e' in grado di svolgere un lavoro bibliografico (questo e' cio' che potrebbe evincere un lettore medio da cio' che ha scritto), allora questo non ci sta bene.

Inoltre non ci sembra giusto non dire le cose in faccia, è facile dare dell'incapace e del criticone alla gente quando si trova a 2 mila Km di distanza, poteva e doveva aspettare il nostro rientro, come avrebbe fatto un professore democratico che dia la possibilita' di rispondere immediatamente, senza accusare ingiustamente.

Una sana discussione in classe sui suoi metodi sarebbe secondo noi la cosa migliore, dato che non tutti in classe hanno la possibilita' di accedere ad Internet.

Con rispetto

La 4F


Mi sembra un messaggio chiaro e compatto, che riguarda tutti. Ecco la mia risposta [Il testo originale è riprodotto in rosso]
 

Esimio professore Dentoni

Grazie; un po’ di ironia non guasta mai

siamo gli studenti della 4F, abbiamo letto la sua invettiva nei confronti di coloro che si azzardano a chiedere chiarimenti sulle correzioni e valutazioni dei lavori a casa (es.SBA).

C’è qualcuno nella 4F che non è del tutto convinto che “raccontare è interpretare”. Ma questa mi sembra proprio una situazione che lo conferma. Ad esempio, altri forse avrebbero usato un termine diverso da “invettiva”; altri avrebbero detto che la “invettiva” non era nei confronti di coloro che “si azzardano a chiedere chiarimenti…”, ma di coloro che “assicurano di avere verificato senza avere effettivamente verificato”…

La sua reazione ci sembra esagerata in quanto Carlini voleva solamente sapere il motivo della così bassa valutazione, e non si e' permesso assolutamente di mettere in discussione la sua professionalità e imparzialità.

Ma con questo voi date ai docenti il permesso di lanciare “invettive” quando sentono messa in discussione la loro professionalità e imparzialità? In quel caso la loro reazione non sarebbe “esagerata”?Io non la penso così. Se uno mette in questione la mia professionalità e imparzialità, o penso che ha ragione, e allora non vedo perché dovrei arrabbiarmi; o penso che ha torto, e allora non vedo perché dovrei arrabbiarmi …

Sì, nel caso in questione (aver sostenuto di avere verificato) Carlini aveva, oggettivamente, meno strumenti di verifica rispetto agli altri due “malcapitati” (se si era appuntato male il titolo dell’editore, non era, “forse”, con le sue sole forze, in grado di capire dove era la svista; però, con l’aiuto degli amici; e osservando bene la incomprensibilità di quanto aveva scritto…). Dovevo fare due note distinte, una per Carlini e una per Cecili e Curto? Forse qualcuno lo avrebbe fatto. Io, come vedete, non lo ho fatto. [Ma anche voi, prendendo solamente le difese di uno, e non di tutti, vi esponete a più di una critica.... Ma se avete scelto di fare così, ne prendo atto]

Lo scopo di tale richiesta non era di farle perdere tempo, ma di comprendere i propri errori al fine di non ripeterli in futuro (non le stiamo chiedendo di spiegarci come si deve fare la SBA, tanto siamo nati imparati e la vita e' difficile, e non ce l'ha detto lei di nascere in questo secolo).

a) Controllate: il perdere tempo lo ho indicato come una (forse sottovalutata) conseguenza, non come lo scopo dei comportamenti che ho deplorato.

b) Non vorrei che pensaste che mi interessi più di tanto insegnarvi come si fa una “SBA” (che, fuori dalla nostra classe, nessuno sa che cosa sia). Ma in un’epoca nella quale si va volentieri “a occhio”, e nella quale la scientificità è in forte calo, ritengo che sia importante il rispetto di alcune procedure “scientifiche”, tali cioè da potere individuare ed evitare gli errori. Se un ingegnere non sa come si calcola un ponte, può sempre andarlo a studiare. Ma se lo incarico di verificare che una certa valvola funzioni, e lui dice di avere verificato ma non lo ha fatto [no, non è nemmeno questo, perché sarebbe meno serio: se ha verificato, ma con procedura approssimativa] ci può saltare fuori pure Cernobyl…

c) Sono contento che non ci crediate tanto che “la vita è difficile ecc. ecc….”: così lo posso dire con più tranquillità, senza che nessuno di voi si angosci.

Inoltre la tanto decantata precisione bibliografica e' stata da lei calpestata scrivendo male Anticoli (infatti lei ha scritto Articoli). Reputiamo importante allo stesso modo saper scrivere Anticoli quanto Monnier, anzi consideriamo più grave per un professore sbagliare a scrivere il cognome di un alunno che conosce da più di un anno.

Veramente, se vogliamo essere logici, il mio comportamento sarebbe più grave se Anticoli si fosse lamentato che il suo nome era scritto male, e io avessi risposto che no, avevo controllato e non c’erano errori…Oppure, per girare attorno all’esempio in un altro modo, se io avessi scritto “Articoli” sul tabellone degli scrutini!

Sull’errore in concreto, meno male che me lo avete fatto notare. Come si scriva il cognome di Daniele, naturalmente, lo so benissimo, ma proprio in questi giorni mi sono accorto (lavorando su altri computer e leggendo alcuni testi, fra cui alcune H2E1), che vi sono alcune [indebite] interferenze di alcuni correttori ortografici [proprio i più recenti], che se non bene impostati modificano senza preavviso i termini che non riconoscono, [ad esempio la biblioteca di Via Caetani diventa la biblioteca di Via Castani]. Non lo sapevo, ma da qualche giorno avevo anche io quelle opzioni ortografiche impostate sul mio word processor; e me ne sono accorto prima grazie a voi. Mi domando a questo punto se anche il MANNIER di Carlini possa essere frutto del correttore, ma non lo credo possibile. E’ quindi un avvertimento per tutti: attenti alle impostazioni dei correttori ortografici, perché, come in questo caso, possono dare adito ad “incidenti diplomatici”.

[Avete capito, dal contesto, che di solito, per scritti che considero di ordinaria importanza, io mi fido del correttore ortografico e non li sottopongo a ulteriore controllo].
 
Però una cosa me la dovete lasciare dire. Veramente voi pensate che i vostri docenti siano il massimo punto di riferimento immaginabile, il limite che fa da pietra di paragone del meglio e dell’ottimo?A me sembra, dalla vita concreta di tutti i giorni, che voi vi pensiate più svelti, più furbi, più accorti, più bravi dei vostri docenti (a parte, forse, la competenza nelle specifiche materie): o che per lo meno siate destinati a diventare migliori di loro. A me sembra pacifico che mentre il docente Dentoni sbaglia a scrivere i nomi, Carlini diventerà migliore di lui e non li sbaglierà. Voi farete un mondo migliore del nostro: sarebbe un fallimento per tutti, per la mia e per la vostra generazione se non succederà questo. Mi sembra evidente che un allenatore di nuoto è meno veloce dei campioni olimpici che allena…O forse da Sidney quelli della sua quadra gli mandano un e-mail per dirgli: “taci tu, che per fare i 400 dorso ci metti due minuti più di noi”?!. Non mi sembra un “argomento.”

Cosa piu' importante di tutte è che noi non tolleriamo la citazione dei nostri nomi e/o cognomi in Internet perche' la reputiamo una grande violazione della nostra privacy.

Finche' scrive le iniziali e' tutto Ok, ma se deve scrivere che Carlini non e' in grado di svolgere un lavoro bibliografico (questo e' cio' che potrebbe evincere un lettore medio da cio' che ha scritto), allora questo non ci sta bene.
 
Questo tema è effettivamente anche per me la “cosa più importante di tutte” quelle che avete sollevato, anche se dire così in generale “violazione dela privacy”, come fosse la conclusione e non l’inizio di un ragionamento, mi sembra un po’ astratto. Su come io vedo il problema della privacy, ne ho scritto già un anno fa (è a quella data che risale, nella sostanza, la pagina “policy” del sito di servizio), e dopo un periodo di prova nel 1999-2000 (un periodo di prova che, lo ammetto, io mi sono preso un po’ comodo [ma siamo seri: chi ci va a leggere su Internet? Ci scommetto che non sono cinque gli estranei che in un anno sono capitati ad un terzo livello della nostra farraginosa pagina di servizio]) contavo di adottare i primi provvedimenti dal 1 settembre. Sono un po’ in ritardo, ma la “operazione privacy” è già stata avviata con le altre classi, e ve la proporrò appena tornerete. Lo scopo è quello di fare il nostro lavoro in modo trasparente per noi [ma sarà poi da chiarire bene chi siamo “noi”], senza dare adito a operazioni poco corrette da parte di terzi [e da questo punto di vista, secondo me, che si “parli bene” o si “parli male” degli studenti, è secondario]

Voglio aggiungere che nell’insieme anche io ho trovato un poco antipatico fare una nota “day by day” con i cognomi: ma ci sono due Riccardo in Quinta ed uno in Quarta, e di questi tre “Riccardi”, due erano coinvolti nella vicenda; non potevo del resto usare il cognome per due e il nome per l’altro (ci sono stati “incidenti diplomatici” anche su questo punto…); per cui mi sono attenuto, anche contro mia voglia, ai cognomi (e lo ho sto facendo anche in queste annotazioni).

Però se un lettore medio “può evincere che Carlini non è in grado di svolgere un lavoro bibliografico”, lo stesso lettore medio potrà evincere, dalla composta e logica rimostranza della 4F spedita dall’Irlanda, che le cose non stanno così…

Comunque, anche se certo il paragone non è perfettamente equilibrato, volevo avvertirvi che non sarò certo io, invocando la privacy, a protestare se voi vorrete pubblicare su un vostro sito quello che avviene nella scuola, e come voi lo giudicate, incluso il fatto che il docente Dentoni fa delle cose sconvenienti (come scrivere che Carlini non sa fare un lavoro bibliografico; ma anche peggio, mi pare di intendere). La prima condizione per capire e farsi capire è dire quello che si pensa.

Inoltre non ci sembra giusto non dire le cose in faccia, è facile dare dell'incapace e del criticone alla gente quando si trova a 2 mila Km di distanza, poteva e doveva aspettare il nostro rientro, come avrebbe fatto un professore democratico che dia la possibilità di rispondere immediatamente, senza accusare ingiustamente.

a) Se mi viene rivolto il rimprovero di avere scritto anziché avere detto, devo dire di non essere d’accordo, proprio per motivi di principio. Nella mia vita, varie volte mi è stato rimproverato di avere scritto prima di avere avvertito che avrei scritto: perché ci sarebbe una specie di tacito [ma molto radicato! come fra i ragazzini il principio “non si fa la spia”, che deve essere stato inventato dal più mascalzone di tutti] codice “d’onore” secondo cui non si mettono mai le persone davanti ad uno scritto senza averle avvertite prima (chiedete ai vostri genitori, che certo hanno vissuto in questo mondo più di voi). E’ raro, però, che questo rimprovero venga, come in questo caso, “dal basso”; infatti io penso che questa “etica dello avvertire prima di scrivere” sia stata inventata da chi sta in alto, e a vantaggio di chi sta in alto. Se volete un consiglio: attenti a non cascarci.

E mi sembra che non ci state cascando; infatti avete capito benissimo quello che dovevate fare: avete risposto per scritto. Cosa dovevamo fare, altrimenti? Forse io dovevo avvertirvi informalmente che stavo per scrivere una nota “day by day”; voi mi dicevate OK; poi io pubblicavo sul sito; poi voi mi avvertivate del tenore della vostra rimostranza; io vi davo lo OK, e poi me la spedivate? Questi maneggi, oltre che ridicoli, mi sembrano micidiali per una onesta e civile convivenza.
 
b) Che la scuola sia una specie di guerra fra docenti e studenti, con i docenti che accusano e gli studenti che avrebbero come principale occupazione quella di difendersi dai docenti, purtroppo è un immaginario molto più diffuso di quello che si pensi; ma non mi pare degno di essere preso in considerazione in questa sede.

c) Se dite che “non sono un professore democratico“, non me ne ho a male. Di solito questa espressione, nell’uso che io ne faccio, ha un sapore ironico. In questa scuola qui, in questa società qui, di docenti democratici ne troverete pochi; ma anche di genitori democratici e di studenti democratici, non è che ci sia abbondanza…Però la società che voi farete sarà migliore… non è questo che volete dire?

d) Se veramente avessi cercato di colpirvi a tradimento “aspettando che voi partiste”, è evidente che sarei assai maldestro: infatti, nonostante i 2000 Km di distanza, la 4F può benissimo fare sentire la sua voce (cosa di cui ero peraltro più che sicuro, anche qualora qualcuno di voi non avesse letto il “day by day“ sul sito prima della vostra partenza).

Non vedo bene, comunque, perché quello che riguarda tutti debba essere ritardato per il fatto che una classe è all’estero.

 

Una sana discussione in classe sui suoi metodi sarebbe secondo noi la cosa migliore, dato che non tutti in classe hanno la possibilita' di accedere ad Internet.

Mi piace questa “sana” discussione: forse c’è anche il velato rimprovero che di solito le “discussioni” le piloto io?

Guardate che se per discussione intendete che il problema si risolve fra noi (“fra uomini d’onore” si dice in Sicilia), non sono mica d’accordo. Avete sollevato un problema pubblico, che non riguarda solo voi, ma tutto il triennio (e i docenti, e i genitori), e io intendo che questa discussione sia pubblica. Inoltre io ho responsabilità di come si usa il tempo nelle ore curricolari di Storia e Filosofia.
Vedo un leggero contrasto fra la ampiezza di una espressione come “la discussione sui miei metodi” e la notevole delimitazione del problema se questo avesse a che fare col fatto “che non tutti hanno la possibilità di accedere ad Internet”; questa ultima pare una considerazione marginale: infatti noi abbiamo utilizzato internet solo come bacheca, non come luogo di discussione in tempo reale, dalla quale qualcuno sia stato escluso [a questa ultima possibilità avevamo iniziato a pensarci due anni fa; non siamo arrivati a conclusioni per motivi tecnici; ma non penso che ci avrebbe fermato la considerazione che “o tutti o nessuno”…]

A proposito di metodi intesi in senso vasto, mi dispiace ad esempio che per motivi di tempo non ho potuto riprendere adeguatamente (volevo farlo con un day by day), la protesta di Marcello a proposito del lavoro in biblioteca, e più in generale sul modo di intendere gli impegni scolastici. Non so se riuscirò a ritrovare l’occasione.

Se invece intendete sollevare un problema di “discriminazione” fra coloro che possono accedere ad Internet e coloro che non possono accedere, fatelo esplicitamente, e corredatelo delle proposte operative che ritenete opportune (tempo da perdere non ne ha nessuno).

Per parte mia, su questo tema dell’uso delle nuove tecnologie, vi invito a leggere quello che ho accennato in proposito all’interno della progettazione annuale, e vi invito a tenere presenti questi altri punti che sommariamente configurano la mia posizione:
a) invito a tutti gli studenti a fare chiarezza di fondo sul modo di affrontare le cosiddette “nuove tecnologie”: bisogna stare attenti a non abbracciarle acriticamente, e bisogna stare attenti a non rifiutarle in nome di un passato che sembrava più sicuro e tranquillo (ricordate i contadini della prima età moderna, che volevano ripristinare l’antico ordine, spaventati e scomodati dalla nuova società capitalistica che sorgeva?)
b) occorre tenere presente una realtà che al momento attuale più che una previsione è una certezza: fra tre-quattro anni, da studenti universitari, non potrete essere normali studenti universitari se non avrete modo di collegarvi a Internet (in che modo, si vedrà, sperando che il mondo politico avrà preso a cuore il problema: ma già da ora le biblioteche comunali, e probabilmente altre istituzioni, mettono a disposizione computer per navigare nella rete…)
c) quanto a “discriminazione”, se qualcuno ha la TV e un altro non la ha; se qualcuno a casa sua ha il giornale e un altro non lo ha, anche qui vi è discriminazione. E sapete che differenza fa questo a scuola? Notevole. Il problema Internet non va pensato così isolato… Ma pensate anche a chi ha il motorino e a chi viene con i mezzi pubblici: vi pare discriminazione da poco?  Secondo me incide realmente sul lavoro scolastico…
d) in Terza Liceo ho sollecitato la istituzionalizzazione di gruppi che in qualche modo cercassero di mettere insieme le risorse informatiche dei vari studenti. In Quarta ho considerato gli studenti meno bisognosi di essere guidati, e non ho riproposto la formazione di “nuclei di competenza informatica”, ma io darei per scontata una qualche forma di aiuto reciproco, una specie di “disco di scambio” fra chi ha un collegamento internet e chi non lo ha…
e) la prassi del disco di scambio fra studenti e docente, sebbene in declino (io non ne ho fatto molta propaganda, quest’anno, lo ammetto, perché stare dietro ai ritorni e ai mancati ritorni del disco di scambio è una complicazione) potrebbe essere ravvivata a vantaggio di chi non si collega a internet. Ma secondo me, molto più utile (e con un po' di collaborazione decisiva) è la prassi, che ho già iniziata, di inviare via e-mail i risultati a gran parte della classe. In tal modo basterebbe una specie di turno fra gli studenti con e-mail, per far sì che una copia (a stampa [bianco e nero] o anche solo su file) sia messa a disposizione degli altri.
f) considerate che sia di Storia che di Filosofia, io intenzionalmente non adotto un libro di letture, né un classico da leggere: sono certo più di 50.000, ma probabilmente 80.000 lire che io intenzionalmente evito di fare pesare sul bilancio degli studenti (fra Storia e Filosofia). Quindi vi invito a non considerare eccesivamente oneroso il peso (che comunque è reale, e va spartito onestamente e chiaramente fra gli studenti) dei costi di stampa di appunti, letture, e risultati dei test (nella misura che questi non possono rimanere a livello di bit) [oltre che le fotocopie per la monografia annuale]). E, anche se la cosa ha un valore simbolico, voglio dire che in base ad un principio di non privilegio, almeno su questo punto, anche tutti i materiali che il docente usa per le sue lezioni sono a suo costo (tranne i libri in adozione, che sono campioni gratuiti forniti dalle case editrici)
g) non sottovalutate anche un altro aspetto: e cioè che nella vita non sappiamo mai se quello che si presenta come uno svantaggio non possa diventare un giorno una risorsa. Chi sa mai quali sono i meccanismi vincenti? Avere sofferto per due anni la mancanza di internet può essere lo spunto per farne un uso intelligente e creativo il giorno che se ne avrà disponibilità…
h) Fate delle proposte scritte e chiare.

Con rispetto

La 4F

Non so perché, ma mentre l’apertura mi sembrava un po’ sarcastica, la chiusa mi sembra sincera. Non mi resta che salutarvi anch’io. Direi “con rispetto”, ma ho paura che la considerereste una presa in giro. Allora, vi mando il mio solito

arrivederci

f.dentoni
 




 
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