I.R.C. parliamone: non nuoce alla salute

6. La "mina vagante" e la "strumentalizzazione"


Progetto di riflessione e di ricerca sull'Insegnamento della Religione Cattolica nella Scuola Pubblica
della Classe 5F del Liceo Scientifico Statale M. Malpighi di Roma 1996/97
Chiunque può intervenire con osservazioni e contributi che saranno inglobati nelle edizioni successive
Indice generale | Composizione Classe 5F | Comitato promotore | Raccomandazione generale


Interventi sulla "mina vagante" e la "strumentalizzazione":
Intervento del docente Dentoni (28.05.96)
Intervento dello studente Gabriele De Luca
Intervento della studente Marica Nobile
Intervento della studente Stefania Ruggieri
Intervento della studente Marianna Santoliquido
Intervento dello studente Massimiliano Melone (23.06.96)



[intervento di riflessione di Dentoni a seguito di alcune incertezze emerse nella classe all'inizio del lavoro,
e di alcune proposte per cercare di alleggerire l'aria di sospetto attorno alla iniziativa: 28.5.96]
 
 

Il problema della "mina vagante"



Agli studenti della Quarta F  (quelli che ormai "non si offendono")

Con riferimento ai temi che sono stati trattati in classe il giorno 27.5.96, voglio proporvi alcune considerazioni

1. Non si tratta di problemi secondari, ma di problemi importanti, direi essenziali, che fanno parte a pieno titolo di quanto la scuola è e deve essere, di come gli studenti devono essere trattati ed educati. Quindi non andiamo affatto fuori dal seminato, se insistiamo a trattarne, con il dovuto rispetto per il lavoro curricolare..

2. Io sono un po' meravigliato. Sono anni che diciamo in classe, e tutti sembrano d'accordo, che la società vuole che i giovani si sentano liberi ma non lo siano, e siano tenuti all'oscuro dai veri giochi che contano, attraverso una serie di diversivi che li rendano sostanzialmente innocui; e che "ci sono riusciti". Adesso, tutti sembrano nervosi e inquieti perché appena si esce dal coro ci si sente a disagio, visti con diffidenza. Ma non era scontato?

3.  Da quando in qua noi dobbiamo rimanere in ostaggio degli umori degli altri? La verità è che quando qualcuno cerca di ostacolare le tue ragioni non con altre ragioni, bensì con il metodo dell'ostracismo, della diffidenza, del sospetto, spesso questo dipende dal fatto che non è sicuro di avere delle proprie ragioni. Questo però è un meccanismo vecchio come il mondo, ed è un po' sconsolante doverlo spiegare di nuovo a dei diciottenni.

4. Non dare ascolto alle pressioni trasversali, non è solo una forma di difesa: è anche un contributo serio alla chiarificazione ed alla convivenza civile: perché gli altri tireranno fuori le loro ragioni (=civile confronto) solo quando avranno capito che le pressioni non servono. E poi, voglio dirlo chiaramente: sono un po' preoccupato. Se qualche sguardo gelido nella scuola è sufficiente a farvi perdere il coraggio, il giorno che viene un regime autoritario, voi che fate? vi piegate? Significherebbe il totale fallimento di tutto il lavoro della scuola

5. Secondo me il bello comincia proprio qui. Ci siamo casualmente imbattuti in un nervo scoperto.  Lasciare perdere questa occasione, è assurdo, dal punto di vista delle opportunità reali di crescita e di consapevolezza. Gli studenti della 4F si trovano, quasi casualmente, a fare una esperienza che in Italia avrà avuto sì o no dieci eguali in dieci anni. Rinunciarvi sarebbe una vera e propria perdita culturale: per gli studenti, e poi per l'intero Liceo.

6. Il discorso della "strumentalizzazione", da un punto di vista logico, non porta da nessuna parte. Non ci abboccate. Se mettiamo le cose in questi termini, allora prima della strumentalizzazione di Dentoni che spinge a parlare di questi argomenti, ci son stati dieci anni nei quali gli studenti sono stati strumentalizzati per tenere nascosto il problema. O forse tenere nascosto il problema non è un fatto di strumentalizzazione ma solo di raggiro? Può darsi: ma è meglio essere raggirati o essere strumentalizzati? Come mai quelli che oggi parlano di strumentalizzazione, sono stati zitti dieci anni durante il raggiro? E un po' di alternanza, fra il raggiro e la strumentalizzazionme, non farebbe bene?

7. Il problema vero non è la strumentalizzazione degli studenti da parte di Dentoni. Perché se noi proponevamo un convegno dal titolo: "Inadeguatezza educativa della scuola italiana: prospettive per il futuro", nessuno avrebbe fiatato; nessuno avrebbe detto che gli studenti si facevano strumentalizzare. Il problema non è Dentoni: il problema è che si è pensato di mettere gli occhi sul valore educativo dell'IRC: per valutarlo ed esplicitarlo, non per negarlo, ma già solo questo pare un sacrilegio. Quindi il problema non è Dentoni: il problema è l'IRC. Qualcuno lo considera argomento off limits, e vuole dispensarsi dallo spiegare perché sarebbe off limits. La scuola, c'è scritto in ogni PEI, educa al pensiero critico: e non c'è un asterisco che aggiunge in calce "eccetto che a proposito di IRC".

8. C'è anche un altro aspetto, sempe per amore di logica, da tenere presente: è possibile che Dentoni da solo possa strumentalizzare una classe, mentre gli altri nove docenti non sono in grado di contrastare questa strumentalizzazione? Forse Dentoni usa dei filtri magici? Userà delle parole. Anche questo deve essere ben messo in chiaro: o Dentoni ha demoniache capacità di plagiare gli studenti ("corrompe i giovani": che bella accusa sarebbe!), e allora deve essere licenziato; oppure ha abilità di convinzione equivalente a quella di nove altri docenti, e allora bisogna riconoscergli anche uno stipendio adeguato a questa sua abilità.

9. Contro ogni strumentalizzazione, e ogni possibile inganno di altro tipo, la strada non è quella di inseguire una improbabile "oggettività" (che, come tutti ormai dovrebbero sapere, è una invenzione dei fautori dello status quo: è il vecchio problema dello storico "oggettivo", che "sta ai fatti"): la strada è quella della trasparenza e della pubblicità, cioè fare e dire tutto rigorosamente in pubblico, sotto gli occhi di tutti. Tutti possono vedere, controllare; tutti si assumono pubblicamente le proprie responsabilità. Le strumentalizzazioni, se ci sono, avvengono sotto gli occhi di tutti. Democrazia è controllo e partecipazione.  Diffidate per principio da tutti coloro che pensano di potere agire al coperto e non allo scoperto. Nessuna azione, per quanto discutibile, è negativa, se pubblica e sottoposta al giudizio di tutti; nessuna azione, per quanto lodevole, è valida, se manovrata nell'ombra. Ma se queste cose non le avete ancora capite, suonate tutti gli allarmi e cercate di svegliarvi: la flebo ormai sta per addormentarvi definitivamente.

10.  La democrazia è faticosa: e chi per molti anni ha obbedito, fa molta fatica a pensare in termini di responsabilità personale. La richiesta di affiancare a Dentoni qualcun altro che assicuri meno "strumentalizzazione" non vorrà per caso significare che gli studenti intendono farsi strumentalizzare per metà da Dentoni e per metà da un altro docente? Secondo me va proprio tolta l'idea (l'atteggiamento mentale, e la prassi relativa) che c'è qualcuno che "dirige": il comitato promotore deve promuovere la riflessione, ma non ha potere nemmeno su una sillaba di quello che viene detto, pensato, proposto. Nemmeno le decisioni organizzative importanti spettano al comitato promotore, ma vanno condivise nella classe. Ci vuole un lungo esercizio di libertà per abituarsi a non avere dei padroni: ma è un esercizio che va fatto in fretta, perché la vita non aspetta.
 
 

Proposta operativa:
1. Chi vuole scrivere le sue 1000 battute sul tema generale, finisca di scriverle entro 2 giorni
2. Chi vuole scrivere quello che pensa sul problema emerso e discusso il 27 maggio, lo metta per scritto entro lunedì prossimo, in modo che tutte le voci della classe siano rappresentate (chiameremo questi gli interventi sulla "mina vagante" o sulla "strumentalizzazione"). Lo stesso facciano quei genitori che sono al corrente del problema
3. Si raccolgono tutti i testi delle 1000 parole e tutti i testi sulla mina vagante, e li si presentano ai docenti, al preside e ai genitori, con una breve cronistoria di quanto avvenuto, e chiedendo se hanno anche loro qualcosa da dire, nel tempo ragionevole di una settimana, sia sul tema delle 1000 parole che sul tema della strumentalizzazione
4. Si raccoglie tutto il materiale pervenuto, e ci si ragiona sopra, dando a ciascuno (studente, genitore e docente) la facoltà di dirne quello che ne pensa.
5. Qualunque altra cosa succeda, cercheremo di ragionarne insieme e pubblicamente.
 

Francesco Dentoni - docente

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[intervento dello studente Gabriele De Luca sul problema della “mina vagante” e della “strumentalizzazione”; maggio-giugno 1996]




RIFLESSIONE SULLA “MINA VAGANTE”:

 Il 27 Maggio 1996, è sorto in classe un problema: alcuni alunni che non si avvalgono della religione, ritengono che il convegno non sia tenuto in considerazione dagli altri professori, forse per via della presenza del docente Dentoni, considerato parziale sul tema. Se anche fosse così, non vedo il problema, poiché ognuno è libero di esprimere la propria opinione e ragionare, quindi, di non essere condizionato.
 Si è inoltre proposto di inserire altre persone nel comitato, al fine di bilanciare ed ottenere una neutralità, ad esempio un altro genitore, da affiancare all’alunno che non si avvale dell’I.R.C. ed un altro insegnante, eventualmente quella di religione, per rendere più credibile il convegno agli occhi degli altri. Io ritengo che l’inserimento di altre persone per “bilanciare le fazioni” (come sono state definite), non sia necessario, ma anzi possa creare delle “parti” e portare da un convegno ad una polemica. Questo certamente non si vuole, poiché l’intento era di riflettere su argomenti interessanti e raramente trattati (pedagogia, teologia dell’I.R.C.), non di accendere uno scontro tra chi ha scelto in un modo e chi nell’altro.
 Ho notato inoltre, la tendenza di chi ha scelto il “no”, a motivare la propria scelta. Non ne capisco il significato, nessuno a chiesto loro di “giustificarsi”; io ho scritto precedentemente, che essere liberi della propria scelta, vuol dire non doverne dare spiegazioni agli altri, purché non sia un modo per nascondersi e sono tuttora di questo parere. Quindi la loro spiegazione ben venga, ma mi sembra che in questo modo si stia deviando dall’intento iniziale; infatti si vuole riflettere su come si giunge alla scelta, non sul perché si è scelto in un certo modo.
 Se gli alunni che hanno scelto di non avvalersi, non si sentono creduti, ma attaccati, poiché qualcuno vede dietro la loro scelta un opportunismo, e per questo motivo ritengono di non poter andare avanti nel convegno, non devono considerarsi le sole “vittime”. Ci terrei a precisare, infatti, che anche chi ha scelto di avvalersi dell’I.R.C. è stato attaccato, poiché è stato detto che chi sceglie il “si”, lo fa senza pensare (=non consapevolmente), segue “la massa”, è intollerante, non ha spirito di modernità. Come si può vedere, a questo punto la situazione è analoga, ma poiché questo non è e non deve essere il tema del convegno, non vi sono problemi.
 Finché l’intento del convegno, come ho già citato sopra, sarà quello di svolgere una civile riflessione interessante e stimolante, sarò d’accordo, ma come si dovesse declinare dallo scopo, spostandosi su altri temi non contemplati, mi avvarrò della facoltà di ritirarmi dal comitato promotore.
 Osservando l’evoluzione dei fatti, mi sembra purtroppo di notare, che ben pochi hanno chiaro lo scopo del convegno e che questo venga travisato insieme con il significato dell’I.R.C.. Forse è necessario chiarire nuovamente il tema della riflessione.

                         Gabriele De Luca

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[intervento della studente Marica Nobile sul problema della “mina vagante” e della “strumentalizzazione”; maggio-giugno 1996]



I.R.C. : una mina vagante ?

Mi trovo a dover riflettere su di un tema che mi sta molto a cuore, come studentessa e come cittadina di un mondo che ritengo pienamente mio come futura maggiorenne: cioè l'educazione nella scuola.
Premesso che ho sempre considerato la scuola come il luogo privilegiato nel quale comprendere il valore della cultura, devo puntualizzare che "cultura" per me non vuol dire "pura erudizione", ma significa guardare al mondo sotto un'ottica differente e avere una marcia in più per riuscire a comprendere il mondo che circonda: per di più, la cultura è uno dei veicoli principali con il quale un ragazzo può comprendere il valore della trasparenza, dell'indipendenza e dell'uguaglianza.

Dopo queste puntualizzazioni, posso cominciare ad analizzare un problema sorto durante l'ultimo consiglio di classe della IV F:

Riassunto delle puntate precedenti:
1. Un genitore ha sollevato il problema dell'astensione di massa dalle lezioni di I.R.C. in quest'ultimo anno da parte della maggioranza degli studenti della IV F, invitando i genitori a discutere con i propri figli dell'importanza dell'educazione cattolica nella scuola.
2. Uno dei docenti ha fatto presente che la scelta dell'avvalersi o meno dell' I.R.C. è totalmente dell'alunno e che la firma del genitore sul modulo è semplicemente per presa visione.
3. L'assemblea è stata chiusa con la proposta di organizzare un convegno nel quale discutere del problema sorto per la IV F.
4. La IV F ha istituito un comitato promotore formato da due studenti, un genitore ed un docente che sta organizzando il convegno suddetto.
5. Trovandosi a "cozzare" contro gli umori di gran parte della scuola per la loro iniziativa, gli studenti della IV F si sono posti un altro problema (non siamo forse liberi di porci tutte le  domande che vogliamo e di pretendere delle risposte soddisfacenti?): perchè finchè si parla di riforme del sistema scolastico in astratto non si oppone nessuno, ed invece quando si vanno a toccare argomenti degni di interesse perchè a noi poco chiari, tutti ci mettono i bastoni fra le ruote?

Riflessioni:
Non è la prima volta che ci troviamo a discutere del sistema scolastico attuale e di come lo vorremmo riformare perchè ci desse di più, ma questa è la prima volta che veniamo ostacolati dal silenzio degli altri.
Perchè discutere sull'importanza dell' I.R.C. a scuola è tabù? Se l' I.R.C è davvero così importante come ci dicono non si dovrebbe aver paura di parlarne, perchè da un dibattito risulterebbe evidente la sua essenzialità per la formazione di un ragazzo. Questa diffidenza nei confronti di un dibattito aperto, mi porta a pensare che le ragioni di chi si pone pro - I.R.C., non siano tanto fondate, ma questo vorrebbe dire che l' I.R.C. non ci insegna ad essere trasparenti, perciò per le premesse fatte non sarebbe "cultura" e quindi non sarebbe degna di essere inserita in un contesto scolastico.
E' probabile che io sia stata parecchio polemica, ma a volte serve questo tono per scuotere gli animi. Perdonate quindi se ho esagerato, ma ripeto questo tema mi sta a cuore e come a me ad altri studenti che hanno voglia di "vedere chiaro".

Nobile Marica IV F a.s. 1995 / ' 96

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[intervento della studente Stefania Ruggieri sul problema della “mina vagante” e della “strumentalizzazione”; giugno 1996]


Il problema emerso il 27 maggio non voleva significare una mancanza di coraggio da parte nostra o una vaga idea di rinuncia, anzi, come ho detto in classe, non ci fermeremo nonostante questi problemi. Il fatto è che spesso mi sento offesa quando mi dicono che non ragiono con la mia testa, o che vengo strumentalizzata: gli adulti, questa è la verità, non hanno fiducia in noi, nella nostra razionalità. Forse è perché talvolta gli abbiamo dimostrato di non essere veramente convinti e consapevoli di qualcosa che facevamo, ma si cresce e ormai abbiamo diciotto anni e il diritto di essere ritenuti in grado di impegnarci attivamente nella società.

Quello che ci interessa non è che gli esterni capiscano quello che stiamo facendo, ma che piuttosto lo capisca bene la classe e almeno i docenti che ci conoscono da molti anni e dovrebbero avere più fiducia in noi di quanto non ce ne abbiano dimostrata finora (definendoci opportunisti e plagiati...).
Quello che voglio dire è che per invogliare genitori e docenti, sarebbe utile portare loro un'immagine di un comitato promotore più "vario". Non voglio sembrare una che scende a compromessi o si contraddice, ma agli occhi di chi appena appena orecchia questo argomento, apparirebbe più credibile, penso, un comitato in cui ci fosse ancora un altro docente, tanto per far entrare una persona che si unisse al coro di molti noi studenti, che dice che non c'è in corso, e non c'è mai stata, nessuna strumentalizzazione. Vero è che il comitato non prende nessuna decisione esecutiva, ma chi sta fuori non lo capisce e soprattutto non ci crede.
Un'altra cosa che vorrei aggiungere è che nessuno ha pensato di allargare il comitato per "farsi strumentalizzare in due sensi": come ho già detto, e lo ripeto, questa proposta è nata in seguito all'esigenza e alla voglia di essere più credibili agli occhi di tutti quello che ci guardano.
Perché pensare a quello che dicono gli altri? Perché sono fiduciosa e penso che sia mio dovere insistere per far comprendere appieno il significato di quello che stiamo facendo a tutti quelli che in fondo hanno ancora voglia di capire cosa passa per la testa di noi giovani, e soprattutto a quelli che hanno ancora voglia di crederci, ma non a parole.

Stefania Ruggieri

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[intervento della studente Marianna Santoliquido
sul problema della “mina vagante” e della “strumentalizzazione”; maggio-giugno 1996]



Intervento sulla “mina vagante” e sulla “strumentalizzazione”.
 

Mi dispiace deludere le aspettative, ma sono profondamente offesa da questa sottovalutazione della convinzione e della sensibilità che gli studenti dimostrano verso problemi di così grande importanza. Io sono convinta che non ci manchi il coraggio, ne' la fiducia in noi stessi e nelle nostre idee. E' per questo che non ho indietreggiato nel comunicare "pubblicamente" alcune esigenze secondo me di fondo. Un vigliacco non acquista coraggio improvvisamente, ha timore di tutto e tutti, quindi della classe e di qualsiasi docente. Quindi se io fossi rientrata in questa categoria penso che non avrei avanzato proposte di nessun genere, ne' farei parte del comitato promotore. Non intendo farmi passare i problemi sulla testa, ne' alzare polveroni per cose futili. Ho solo esercitato la mia libertà di parola e di pensiero, e purtroppo questo mio non curarmi dei limiti e delle imposizioni altrui ha portato a un totale sconvolgimento del significato delle mie parole. Io non voglio trovarmi tra chi cerca di farmi cadere nell'oblio della realtà e chi mi scuote brutalmente cercando di non farmi addormentare.
Credo di non aver bisogno di nessuno dei due, penso che sia sufficiente a tenermi sveglia, il cammino di crescita culturale che ho deciso di intraprendere, insieme alla continua e attenta osservazione e quindi riflessione sul mondo e su chi mi circonda. Non ho certo l'intenzione di intraprendere una guerra contro qualcuno, penso che si sia detto ampliamente lo scopo di confronto e di discussione che si prefigge questo convegno. Ma non posso certo negare, non la paura, poichè nulla mi spaventa, ma la convinzione che si possano creare polemiche e che certamente la discussione finirà inevitabilmente a evidenziare due o forse tre blocchi di persone con idee discordanti; ed è proprio per evitare inutili schieramenti e guerriglie che ho fatto un certo tipo di proposta.
La mia non voleva certo essere una corsa agli armamenti, o meglio, non volevo trovare degli alleati! Pensavo, proprio per l'esigenza di trasparenza e di rendere pubblico il nostro operato, di fare partecipe a livello organizzativo un altro docente, che forse avrebbe potuto dare il suo contributo nella diffusione delle notizie ed anche per avere un'idea circa la partecipazione e l'interesse di tutta la classe docenti anche prima della prima uscita del foglio informativo sul convegno. Se c'è bisogno di uno studente che tenga il rapporto con i docenti, perchè non un docente che tenga il rapporto con gli studenti?
Inoltre non credo affatto che il comitato promotore abbia alcun potere decisionale, se non come organo di smistamento di idee e proposte e come riferimento di tutti gli interessati all'attuazione del convegno. Per concludere vorrei ancora ribadire che non cerchiamo di comprare la "credibilità" dagli altri per non affrontare dei piccoli o grandi ostacoli che si potrebbero presentare; credibilità può assumere anche un significato positivo, ma  a quanto pare viene sempre meno utilizzato. Per me l'esigenza di avere credibilità, significa desiderare che gli altri non credano a ciò che "gli vogliamo somministrare" loro, ma credano in noi e alla nostra voglia di ragionare.

Marianna Santoliquido
 

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[intervento dello studente Massimiliano Melone sul problema della “mina vagante” e della “strumentalizzazione”; giugno 1996]
 

Intervento sulla “mina vagante” e sulla “strumentalizzazione”.

Premessa:
1) Ritengo altamente paradossale, o quanto meno improbabile un convegno in cui siano assenti posizioni schierate.
2) Chi non crede nell’utilità del convegno é meglio che lo faccia subito presente e ritiri ogni futuro impegno nella partecipazione.
3) É molto strano come si associ il termine ed il significato di “credibilità” con una partecipazione complessiva e con una mobilitazione motivata di tutta una scuola. Non sempre, anzi quasi mai, é credibile un’attività a cui partecipano masse inerti di persone non motivate.
4) Bisogna dare il giusto peso alle parole, mai parlare di strumentalizzazione senza poi avere in mente nessun fatto concreto che la indirizzi. Mai parlare di mina vagante se ce la inventiamo o se siamo noi la “mina vagante” (nuoce alla salute nostra e degli altri).
5) É normale, umano, giusto avere paura, se la paura é il frutto del rischio che uno studente é costretto a correre quando in buona fede scopre verità nascoste che oggi come oggi sono assai scomode. Dal 1960 ad oggi troppe cose sono state volutamente seppellite, e 36 metri di polvere non si gettano nel cestino con una sola spolverata.

Strumentalizzazione:
1) Non bisogna confondere la strumentalizzazione, un pericolo concreto, attuale, ma non così diffuso nel ristretto ambito della classe da suscitare sdegno ed imbarazzo (almeno in questa occasione), con l’influenza che i docenti hanno sugli studenti. Ogni ragazzo, prima in famiglia, e poi a scuola cerca un modello ideale a cui rifarsi (non é sbagliato e non bisogna vergognarsene, accade anche tra ragazzi); il problema nasce quando uno studente prende a modello 8 docenti su 8 plasmando la sua identità all’occorrenza.
2) In quest’ottica il docente Dentoni non fa problema, se ammettessimo l’ipotesi contraria farebbero problema con lui anche i docenti Formisano, Mortillaro, Baldari, Boutet, Porreca, Ticconi e Vivanet. Il vero problema é negli studenti. Ogni docente ed ogni studente é libero di esprimersi (problema: i primi si sentono liberi nelle ore scolastiche, i secondi durante la ricreazione o nei consigli non presieduti) ed ogni studente e docente capisce, troppo spesso, solo quello che vuole capire, ossia quello che gli piace o gli fa comodo.

Mina vagante:
I.R.C. non é la sigla di una mina di concezione militare d’assalto, é un tema che ha suscitato finalmente “clamore” (da fonti ufficiose non é la prima volta che si propone di parlarne), é un tema che si presta molto all’esercizio “da un punto tutti i punti” e di cui, proprio per la sua versatilità, si é restii a parlarne non per disinteresse (spero neanche per paure segrete) ma perché é facilmente associabile (al più presto saranno disponibili i materiali) a mali più profondi della scuola italiana.
Il convegno, che spero veder portato a termine senza attriti, incomprensioni o irrisolutezze tra gli aderenti, é sicuramente un modo intelligente, costruttivo che supera il grigio nozionismo dell’istruzione didattica per discutere liberamente tra ragazzi, genitori e genitori di professione docente, riguardo un argomento scintillante.
Melone Massimiliano 4°F
23 giugno 1996

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