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Progetto di riflessione
e di ricerca sull'Insegnamento della Religione Cattolica nella Scuola Pubblica
della Classe 5F del Liceo
Scientifico Statale M. Malpighi di Roma 1996/97
Chiunque può intervenire
con osservazioni
e contributi che saranno inglobati nelle edizioni successive
Indice
generale | Composizione
Classe 5F | Comitato
promotore | Raccomandazione
generale
L'Irc messo a confronto con alcuni miei principi educativi (F. Dentoni)
Esplorazione area 4 - Pedagogia (stud. M. Melone)
Contributo del docente Dentoni per fare partire la Area 4: Pedagogia
(agosto
1996, ultimi ritocchi ottobre 1996)
L'IRC MESSO A CONFRONTO CON ALCUNI MIEI PRINCIPI EDUCATIVI
(Perplessità raccolte in 20 punti)
1. La
storicità occultata
2. La
santificazione della teoria dei "diritti naturali"
3. Astrattezze
ideologiche
4. Due
pesi e due misure
5. Rifiuto
della democrazia
6. Anti-femminismo
7. Visione
negativa della sessualità
8. Pedagogia
della obbedienza e della sottomissione
9. Ortodossia
ossessiva e intollerante
10.
Poco rispetto per la condizione
umana
11.
Irrazionalismo al limite
dell'occultismo
12.
Mancanza radicale di senso
critico
13.
Logica del compromesso
14.
Tortuosità e ipocrisia
15.
Confusione fra autorità
e potere
16.
Pedagogia della rassegnazione
17.
Pedagogia (infantile) del
premio e del castigo
18.
Debole con i forti, forte
con i deboli
19.
Logica della infallibilità
20.
Paternalismo
Ho già ripetutamente invitato gli studenti a cercare di individuare ed esplicitare 20 buoni motivi a favore della valenza educativa dell'IRC nella scuola pubblica italiana. Fanno un po' fatica, perché secondo me non si rendono conto di come la cosa sia importante. Ma dopo questo documento, credo che, per antitesi, verranno loro un sacco di idee. E allora si potrà discutere e ragionare.
Infatti, come avevo promesso,
in questo documento elenco 20 motivi per i quali si potrebbe dire, al contrario,
che il valore educativo dell'IRC non è positivo. La logica di questo
documento è bene da capire, ed è da collegare alla struttura
dei 20 punti, come segue. Ogni punto è così costituito:
a) un titolo (puro slogan
di immagine)
b) esposizione di un atteggiamento
che a me pare della cultura cattolica ufficiale, e quindi si presume che,
a norma di legge, venga riversato nell'IRC, che è insegnamento della
religione cattolica secondo la dottrina della chiesa cattolica, rappresentata
dalla conferenza episcopale italiana, riconosciuta dalla legge come unica
interprete della conformità dell'IRC alla dottrina cattolica
c) esposizione di un principio
che io ritengo invece fortemente educativo, e che ritengo opposto a quello
descritto nel punto b. Ne segue, ovviamente, il sospetto che l'IRC possa
alimentare atteggiamenti contrastanti con i principi formativi che io credo
sia compito della scuola pubblica alimentare.
Da questa struttura risulta
anche chiaro che le obiezioni ai singoli punti vanno esplicitamente indirizzate
in una (o più di una) di queste direzioni:
1. negare la realtà
di quello che io ho indicato come atteggiamento della cultura cattolica
ufficiale (punto b): io ho visto male (e mostrare invece che la cultura
cattolica ufficiale sostiene lo stesso di quello che io sostengo al punto
c)
2. ammettere che la analisi
del punto b è corretta, ma negare il legame tra l'atteggiamento
osservato e gli effetti diseducativi di cui al punto c
3. negare che i valori da
me indicati al punto c siano educativi, e mostrare che al contrario sono
educativi gli atteggiamenti osservati nel punto b
4. ammettere che gli atteggiamenti
di cui al punto b sono reali, ma negare che essi rappresentino veramente
il modo di sentire dei cattolici.
Se qualcuno trova qualche altra possibilità logica, per favore me la segnali.
Buona lettura.
b) Io ho la netta impressione che la chiesa cattolica cerchi di nascondere la propria storicità (cioè il fatto che le proprie dottrine e i propri comportamenti sono cambiati e cambino continuamente nella storia), e cerchi di creare una falsa immagine di fissa immutabilità. Credo che gli esempi si sprechino: il papato viene ricondotto ai tempi apostolici, quando è opinione assolutamente pacifica fra gli storici che il papato nel senso odierno è nato con Gregorio Magno, e soprattutto con Gregorio VII; il sacramento del matrimonio è una costruzione dell'alto medioevo, così come la nozione stessa di "sacramento", e quindi ancor più l'immaginario dei "sette" sacramenti; la dottrina della Trinità è una straordinaria costruzione filosofico-teologica del quarto-quinto secolo; la dottrina teologica dell'Eucarestia (e cioè l'opinione che si tratti di "transustanziazione", di sostanze ed accidenti, ecc.), che con zelo infinito si vuole fare risalire al Vangelo di Giovanni, è chiaramente costruzione medievale, divenuta obbligatoria nel secolo 16°;, ecc. ecc. Ma forse la più sintomatica espressione di questo occultamento della storicità è il concetto di "philosophia perennis" (secondo la dottrina cattolica [attuale, cioè da fine '800 in poi] la filosofia si S. Tommaso è "la" filosofia eterna e immutabile: philosophia perennis, appunto)
c) Ora, io insegno storia, e insegno la storicità come lo strumento essenziale e fondamentale per la comprensione del mondo e della realtà. Mi sembra che da questo punto di vista l'IRC remi contro, e lavori per costruire quelle rigide categorie mentali distruggere le quali è uno dei compiti principali delle materie che io insegno.
2. a) La santificazione della teoria dei "diritti naturali"
b) Io ho la netta impressione che la chiesa cattolica, sostenga a spada tratta come avente valore assoluto (e non il valore di una teoria fra altre teorie), la cosiddetta "dottrina dei diritti naturali": che cioè gli uomini godono di alcuni diritti naturali immutabili (iscritti nella stessa natura umana e che quindi tutti devono rispettare, anche i non cattolici). Ora, questa è una dottrina certamente apprezzabile, inventata dalla cultura occidentale (è una dottrina frutto di quella modernità che poi, contraddittoriamente, la chiesa cattolica sembra oggi condannare); ma certamente è una dottrina opinabile. Trasformarla in dottrina assoluta è una operazione filosofica (non ha nulla a che fare con la fede), tanto è vero che questa dottrina serve alla chiesa cattolica per porsi maestra di morale anche ai non cattolici.
c) Ora, le materie che io insegno (storia e filosofia) sono proprio finalizzate a sfatare le ideologie, cioè le pretese assolutezze. Senza contare che in concreto la chiesa cattolica ha ripetutamente asserito come diritto naturale inviolabile quello della proprietà privata, mentre nella nostra costituzione alla proprietà privata è riconosciuto uno status assai più modesto.
b) Io ho la netta impressione che la chiesa cattolica su molti argomenti esalti un approccio assolutamente astratto, lontano dalla realtà dei problemi (un approccio "ideologico", come spesso si dice per tali casi). Ad esempio: grandi discorsi sulla vita (con la V maiuscola), sulla famiglia (con la F maiuscola), sulla donna, sull'aborto...: tutte considerazioni svolte seguendo ragionamenti logici assolutamente astratti
c) ora, le materie che io insegno sono volte a cogliere la realtà nella sua concretezza, e a ragionare su di essa. La cultura è comprensione della complessità, è articolazione. Ad esempio, tutti si rendono benissimo conto che una cosa è prendere un bambino di 2 anni e buttarlo giù dalla finestra, e un conto è prendere una fiala con un ovulo fecondato e gettarla in un cestino della spazzatura. Forse sono tutti e due gesti non accettabili, ma se un ragionamento arriva a sostenere che si tratta di due gesti assolutamente identici dal punto di vista morale, allora in quel ragionamento c'è molto probabilmente qualcosa di sbagliato; e anche di pericoloso: perché c'è il rischio che invece di elevare la gravità della distruzione di un embrione alla gravità dell'uccisione di un bambino, si abbassi l'uccisione di un bambino al gesto della distruzione di ovulo fecondato (se ad una donna che ha abortito si dice che ha commesso un vero e proprio omicidio, lei psicologicamente si sentirà ormai capace di uccidere anche un bambino nato; il crescente numero di neonati buttati nella spazzatura non sarà frutto di certa astratta predicazione contro l'aborto?)
4.
a) Due pesi e due misure
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica sia solita usare due pesi e due misure: a volte
e su alcuni temi è assolutamente drastica (nelle parole e nei fatti)
a condannare (l'aborto, il comunismo, ecc.); a volte invece è capace
di sofisticatissime distinzioni e cavilli (o comunque si limita ad affermazioni
solo generiche) per non condannare quello che la coscienza comune condanna
(le pena di morte, le dittature di destra, la "guerra giusta", il sistema
egoistico-capitalistico, la mafia [con buona pace del "convertitevi!" tanto
declamato, fino a qualche anno fa l'ex arcivescovo di Parlermo sosteneva
la tesi che "la mafia non esiste]")
c) Ora, io insegno logica,
e cioè la coerenza dei ragionamenti e dei comportamenti. O sei logicamente
implacabile con tutti, o con nessuno.
5.
a) Rifiuto della democrazia
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica sia una istituzione profondamente e radicatamente
autoritaria.
c) Ora, nella Repubblica Italiana
il principio della democrazia, che è partecipazione corresponsabilità
e controllo, è il principio fondamentale della nostra convivenza,
e deve pervadere ogni fibra di chi è cittadino italiano. Non è
possibile che un cattolico possa vivere a momenti alterni l'obbedienza
e la democrazia: chi viene formato alla obbedienza cieca ad una autorità
assoluta (autorità umana, si badi: cioè il clero), non sarà
mai un uomo libero. Tanto è vero che i governi ed i regimi non ben
democratici hanno volentieri, nel passato e nel presente, trovato utilissima
copertura ed alleanza nella chiesa cattolica, proprio per la capacità
che essa ha di educare al senso dell'obbedienza verso l'autorità.
Da questo punto di vista mi sembra che l'IRC diffonda valori contrari a
quelli della costituzione della Repubblica Italiana.
6.
a) Anti-femminismo
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica sia tuttora animata da un radicatissimo e inveterato
antifemminismo: non solo in linea di fatto le donne nella chiesa cattolica
contano ben poco (peraltro, sebbene in misura minore, questo avviene anche
nella società italiana, e quindi il fenomeno potrebbe essere comprensibile),
ma anche in linea di principio. Vi sono nella chiesa cattolica dei servizi
e dei ruoli che vengono rigorosamente riservati ai maschi. A questo fatto
incontestabile non serve nulla che il papa abbia moltiplicato le sue dichiarazioni
sulla "dignità della donna", e che si sia organizzato un battage
pubblicitario sul "papa delle donne": significa caso mai che la lingua
batte sul dente che duole.
c) Ora, noi viviamo in una
società nella quale l'uguaglianza uomo-donna è stata affermata
come assoluta in via di principio, ma nella quale tutti riconosciamo che
ancora non è stata raggiunta (ci si è incamminati con tutta
una serie di importanti sentenze della corte costituzionale, e si è
istituito un ministero per le pari opportunità). A questo processo
di liberazione delle donne si oppone oggettivamente la situazione di sudditanza
genetica che le donne si trovano a subire nella chiesa cattolica, per il
fatto di essere donne. Non so se antifemminista sia la chiesa cattolica
ovvero (come finisce per risultare da certe ardite giustificazioni teologiche
avanzate dal clero) antifemminista sia il Dio dei cattolici: ma certo,
a norma della costituzione della Repubblica Italiana, se io fondassi una
associazione nella quale a capo per statuto deve esserci necessariamente
un maschio, questa associazione non potrebbe prendere una lira di sussidi
dallo stato italiano. Se venisse offerto nella scuola italiana uno spazio
per una associazione che propone che i capi di stato dovrebbero essere
tutti bianchi, sarebbe uno scandalo; ora, anche se non è esattamente
la stessa cosa, io ho qualche perplessità che venga offerto nella
scuola italiana (fra l'altro a spese dello stato), uno spazio ad una organizzazione
che ritiene che il ruolo di amministrare ad animare una comunità
umana (anche se religiosa) debba essere fatto guardando non al cuore o
al cervello delle persone, bensì ai loro organi genitali. Se passa
questo atteggiamento, come si fa, poi, a essere antirazzisti?
7.
a) Visione negativa della sessualità
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica non si sia ancora pacificata con la sessualità,
e continui a diffondere a proposito di essa dei messaggi di sostanziale
ostracismo; con l'aggravante che tale operazione di demonizzazione è
stata operata fin dall'alto medioevo nell'intento di conquistarsi un ambito
di dominio sulle coscienze. Il risultato non è stato solo quello
di proporsi come regolatrice dell'attività sessuale delle persone
(operazione appunto di dominio sulle coscienze, con la introduzione di
regole, divieti, controlli...), ma poi in concreto quello di avere creato
tabù, ed anche situazioni abnormi (anche senza inseguire la demenziale
voglia di cronaca piccante dei mass media, che trova succulento il binomio
sesso-sacro, il problema della pedofilia del clero è considerato
da molti episcopati un problema reale, e deve considerarsi uno dei frutti
di tale atteggiamento della chiesa cattolica verso la sessualità).
c) Ora, io penso che date
queste premesse, una formazione cattolica non sia automaticamente positiva,
e possa introdurre elementi di un approccio meno sereno dei giovani nei
confronti della sessualità, e possa costituire un ostacolo ad una
formazione equilibrata.
8.
a) Pedagogia della obbedienza e della sottomissione
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica miri a formare delle persone sottomesse ed obbedienti,
sia pure con la scusa che l'obbedienza è voluta da Dio. E ai cattolici
non viene solo insegnato a sottomettersi ai capi della chiesa, ma anche
ai governanti (a quasi tutti i governanti, meno che a quelli dei regimi
dell'est).
c) Ora, non vi è dubbio
alcuno che la cultura è libertà, e che la libertà,
l'autonomia, e la autodeterminazione consapevole e matura sono valori fondamentali
da sviluppare nella scuola pubblica della Repubblica Italiana. Inoltre,
principio fondamentale assolutamente irrinunciabile è che ciascuno
deve agire interrogando la propria coscienza, e che in nome della fedeltà
alla coscienza deve essere capace di disobbedire all'autorità sotto
qualsivoglia forma si presenti.
9.
a) Ortodossia ossessiva e intollerante
b) Io ho la netta impressione
che nella chiesa cattolica circoli un controllo ideologico molto rigido,
una censura sistematica che sorveglia la ortodossia di ogni presa di posizione,
silura chi ha idee non condivise da chi è al vertice, ed impedisce
il libero confronto e la libera discussione. Ad esempio, di recente il
papato ha ripetutamente richiamato i teologi all'obbedienza. La chiesa
cattolica si caratterizza per un assoluto monolitismo: la dottrina è
una, e chi non si adegua è fuori. Paradossalmente, le altre confessioni
religiose vengono tollerate, ma le diversità all'interno della chiesa
cattolica è repressa con energia.
c) Ora, la cultura è
libertà, ricerca aperta; inoltre cultura è convivenza della
diversità. La varietà è ricchezza. Una cultura che
si chiude nella ricerca ideologica di idee non libere, non ha valenza educativa.
Se un giovane viene educato all'esistenza di una ortodossia dall'alto,
il danno al suo sistema mentale può esser grave.
10.
a) Poco rispetto per la condizione umana
b) Io ho la netta impressione
che quando la chiesa cattolica si offre volentieri come la risposta ai
problemi ed alle angosce della condizione umana, tale atteggiamento presenti
delle forti ambiguità: perché alla fine a ben guardare la
chiesa cattolica indirettamente prospera sulle debolezze dell'umanità.
Ad esempio, nel dramma dell'AIDS io, ma forse non solo io, percepisco sotterraneo
un certo senso di compiacimento da parte della chiesa cattolica, quasi
soddisfatta che "le perversioni sessuali" vengano così colpite da
una malattia implacabile. Ed in linea generale, tanta è la sicurezza
con la quale la chiesa cattolica si presenta quale rimedio alle angosce
dell'umanità, che sembra ne goda (come un dentista che non si rammarica
affatto che la gente soffra di mal di denti: tanto c'è lui che li
guarisce!).
c) Ora, un simile atteggiamento
mentale non mi pare rispettoso della condizione umana; ed una pedagogia
animata da questo sentire non può considerarsi che costruisca nei
giovani un atteggiamento veramente solidale verso gli altri.
11.
a) Irrazionalismo al limite dell'occultismo
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica, peraltro scherzando con il fuoco, favorisca forme
di irrazionalismo, oscurantismo, e di vera e propria creduloneria, magari
nell'intento di tenere desto il sentimento religioso, confuso però
con la curiosità per il mistero, il paranormale, l'occulto. Per
cui, tra l'altro, la sua condanna del demoniaco, dello spiritismo, dell'occultismo
risulta assai contraddittoria, perché di fatto lo alimenta, illudendosi
forse di controllarlo, o di piegare la "incredulità" battendo questa
strada. Ad esempio, io non ho dubbio alcuno che se, di fronte alle madonne
che piangono, i vescovi dicessero chiaro e tondo che di gente vera che
piange lacrime vere ce ne è già tanta, che non abbiamo tempo
di stare dietro alle lacrime della madonna (la quale peraltro non pare
conoscere l'anatomia, e nemmeno le normali reazioni della gente [se uno
piange lacrime, mi accosto e magari cerco di ascoltarlo e consolarlo, ma
se vedo uno piangere sangue, lo porto all'ospedale]), i fenomeni di pianto
della madonna sparirebbero subito, con forte guadagno del buon senso collettivo.
c) Cultura non è miscredenza,
ma certamente è convinzione che la ragionevolezza sia il punto di
vista con il quale affrontare ogni fenomeno. Formare persone disposte a
vedere ovunque fenomeni paranormali, costituisce forte indebolimento di
uno degli elementi più innovativi e democratici della nostra società.
L'occulto comporta autoritarismo e vecchio regime; la ragionevolezza produce
democrazia e alimenta l'uguaglianza.
12.
a) Mancanza radicale di senso critico
b) Io ho la netta impressione
che nella chiesa cattolica si alimenti un atteggiamento di cieca fiducia
nei propri superiori, ai quali viene riconosciuto un credito totale, senza
educare alla verifica ed al controllo: e ciò per potere avere un
gregge obbediente che non fa domande e si adegua senza riserve. La storia
insegna, fra l'altro, che tale atteggiamento ha portato a conseguenze anche
drammatiche: quando qualcuno disse "Dio lo vuole", sarebbe stato meglio,
forse, che qualcuno avesse subito suggerito: "Ma ne siamo proprio sicuri?"
c) Ma il senso critico è
uno dei pilastri fondamentali di ogni vera forma di cultura. Chi si abitua
a credere sulla parola, non sarà mai pienamente autonomo e consapevole:
e avrebbe una carenza formativa sostanziale.
13.
a) Logica del compromesso
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica sia afflitta da carenze di vere idealità,
e cerchi affannosamente qualche valore per il quale battersi (adesso che
il comunismo non c'è più, la vita, la genetica, la domenica
senza negozi aperti...). Ma nella sostanza, vivacchia nella compromissione
secolare con il potere politico (ricerca di privilegi e di potere). Le
grandi battaglie ideali (contro il militarismo, per l'ambiente, contro
l'apartheid, contro la corruzione, ecc.) le stanno facendo altri: la chiesa
cattolica è chiusa in un angolo a coltivarsi al massimo il suo millennio
(vergognoso mercato di migliaia di miliardi, facendo finta di dimenticare
che l'inventore dei giubilei è stato Bonifacio VIII), ed a lamentarsi
perché nelle varie legislazioni c'è l'aborto e non c'è
il finanziamento per le scuole cattoliche.
c) Ora, io credo che nella formazione dei giovani occorre inserire valori impegnati, idealità elevate, e che ai giovani si debba insegnare a mirare in alto. Chi rinuncia a questo compito già così impegnativo e difficile, non può essere considerato un educatore con piene garanzie.
14.
a) Tortuosità e ipocrisia
b) Io ho la netta impressione
che non di rado la chiesa cattolica tiri in campo alte affermazioni di
principio, per mirare ad interessi assai più concreti e terra terra.
Ad esempio, tutti sappiamo che ha per decenni sostenuto in moltissimi modi
un partito politico (la democrazia cristiana) cercando di assicurarle il
più voti possibile: operazione certamente legittima, che però
è stata effettuata mascherandola dietro ad una serie di pseudo-motivazioni
teoriche (il bene comune, l'unità politica dei cattolici, i valori
del vangelo...); e (per stare vicini al nostro tema dell'IRC), l'ipocrisia
con la quale la chiesa cattolica ha sostenuto di essere preoccupata che
gli studenti non avvalentisi fossero "discriminati", e quindi l'insistenza
che li si costringesse ad attività alternative (quando è
evidente a tutti che invece cercava di difendere propri, non necessariamente
illegittimi, interessi).
c) Ora, l'assoluta trasparenza,
il non nascondere concreti interessi privati dietro apparenti dichiarazioni
di principio, fa parte di una onestà intellettuale che è
requisito fondamentale per chiunque voglia avere una funzione formativa.
15.
a) Confusione fra autorità e potere
b) Io ho la netta sensazione
che nella chiesa cattolica, nonostante tante affermazioni teoriche, vi
siano figure che esercitano, sia verso l'interno della chiesa che verso
l'esterno della chiesa, un vero e proprio potere, inteso non come servizio,
bensì come vero e proprio esercizio discrezionale di azioni e comportamenti
che gli altri subiscono. Non sbagliano molto i cronisti quando dicono:
"erano presenti le autorità civili, militari, religiose". La chiesa
cattolica ama il potere, lo cerca, lo difende, lo utilizza, magari con
la scusa che serve a dare prestigio e autorevolezza alla propria azione.
c) Ora, non solo il modello
di comportamento teorizzato nella nostra società è completamente
antitetico (è compito della repubblica eliminare ogni ineguaglianza),
ma di fatto l'indice di autoritarismo all'interno della nostra società
(a parte i corpi delle forze armate) mi pare decisamente inferiore a quello
presente nella chiesa cattolica, e quindi una educazione di impostazione
cattolica, da questo punto di vista (e cioè nella direzione di formare
cittadini per i quali l'autorità sia servizio e non potere), rischia
di inquinare il già non elevato livello di democrazia presente nella
nostra società
16.
a) Pedagogia della rassegnazione
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica preferisca di gran lunga istillare nei suoi fedeli
la rassegnazione, la pazienza, la sopportazione intese come virtù;
e che invece veda la protesta, l'impegno, la lotta, come forme da condannare.
Questo molti governanti, come la storia insegna, lo hanno capito bene.
c) Ora, valore fondamentale
della educazione civile nella nostra società è la partecipazione,
il coinvolgimento, l'impegno a cambiare fattivamente ogni forma di ingiustizia.
17.
a) Pedagogia (infantile) del premio e del castigo
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica cerchi tuttora, in maniera consistente, di trovare
la propria forza e la propria presa sulla gente in una promessa di premio
consolatorio (nell'aldilà), o nella paura del castigo.
c) Ora, nessuna seria pedagogia
può essere impostata sul premio e sul castigo, perché è
una pedagogia che non fa appello alla libertà, bensì a istinti
di natura fondamentalmente animalesca (paura, speranza). Ad esempio, e
par fare un esempio banale, io impiego notevoli risorse, nel mio lavoro,
per sganciare gli studenti (nel loro atteggiamento verso la scuola) dall'attenzione
al premio ed al castigo (i bei voti e i brutti voti): e mi sembra che remi
veramente in senso contrario chi proponesse una prospettiva imperniata
sul premio e sul castigo, e non su valori più elevati.
18.
a) Debole con i forti, forte con i deboli
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica, magari giocando equivocamente sul concetto di
"equidistanza", "imparzialità" e simili, faccia la voce grossa contro
chi è debole, e si mostri invece assai comprensiva (con dichiarazioni
solo verbali di ammonizione) nei confronti dei potenti. E' difficile potere
dimenticare che per tutto l'Ottocento e per buona metà del Novecento
la chiesa cattolica è stata di fatto contro i poveri, ed è
stata attivamente dalla parte dei ricchi e dei potenti, pronta a fulminare
di scomuniche chi protestava e chiedeva giustizia, e morbida e compiacente
verso coloro che (oggi tutti lo ammettono) sfruttavano e commettevano prepotenze.
Coloro, fra i cattolici, che si sono messi dalla parte dei deboli, sono
stati per lo più emarginati, condannati o per lo meno visti con
sospetto dalla gerarchia della chiesa cattolica. Ancora oggi la chiesa
cattolica tiene nascosto questo scheletro nell'armadio ("non rivanghiamo
il passato...", "tutti hanno commesso errori..."), e non ha voluto spiegare
quali sono stati i meccanismi che hanno prodotto tale inveteratissimo atteggiamento,
e quali trasformazioni sono state effettuate perché credibilmente
si possa ritenere che la cosa sia diversa oggi.
c) Ora, la nostra costituzione
pone la assoluta eguaglianza come principio della convivenza civile; ed
anzi prevede esplicitamente che ci si metta dalla parte più debole
(art. 3 c. 2). Una pedagogia che non sia sensibile a questo atteggiamento
non è in sintonia con i principi educativi di una scuola pubblica.
19.
a) Logica della infallibilità
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica alimenti di sé un immaginario di eternità
e di infallibilità, ed abbia inventato una serie di dispositivi
logici per porsi al di là di qualunque possibile argomentazione
contraria (in sostanza: chi mi critica è solo perché è
un mio nemico; chi è credente obbedisce a Dio, il quale vuole che
si obbedisca ai responsabili della chiesa cattolica; qualunque cosa succeda,
la chiesa cattolica non andrà mai in fallimento).
c) Ora, questo modo di pensare
viene oggi tecnicamente chiamato "infalsificabilità"; e secondo
una dottrina prevalente, è tipico di ogni ideologia, fonte di sciagure,
impedisce il dialogo ed il confronto, ed è uno dei principali bersagli
polemici della educazione pubblica, che educa al dialogo ed al confronto
vero (non finto) fra le posizioni.
20.
a) Paternalismo
b) Io ho la netta impressione
che la chiesa cattolica non abbia ancora rinunciato ad un diffuso paternalismo:
tratta le persone dall'alto in basso come fossero scolaretti; fa loro le
predichette su come devono comportarsi moralmente; le considera sotto tutela
anche quando finge di riconoscere loro autonomia intellettuale; ha enorme
e quasi scontata sfiducia che possano avere una loro autonomia di fede;
li considera incapaci di gestire veramente la stessa società umana.
c) Questo complessivo senso
di "degnazione" fa a pugni con una realtà della quale la chiesa
cattolica non pare essersi accorta: e cioè che il nostro mondo,
nel bene e nel male, è diventato adulto . Ed è ovvio
che se nella pedagogia cattolica vi sono riserve nei confronti della crescita
autonoma degli individui, io nutro delle riserve nei confronti della pedagogia
cattolica.
Francesco Dentoni
[torna all'inizio del documento]
punti proposti dallo studente Melone, come contributo per impostare una riflessione
sugli aspetti educativi e diseducativi dell'IRC (Area 4: Pedagogia)
Melone Massimiliano 5°F
27 ottobre 1996
Esplorazione Area 4 - Pedagogia.
Aspetti educativi.
1. Opportunità culturale in più.
Nell'ambito scolastico l'ora di I.R.C. costituisce sempre una esperienza culturale significativa che si affianca, senza sentirsi inferiore, alle altre materie.
2. Aiuto in più per l'informazione del figlio.
Accanto all'esperienza culturale, l'I.R.C. é comunque un ennesimo modo per tenersi informati su argomenti che toccano più da vicino i giovani ed i loro interessi.
3. Aiuto in più per la formazione del figlio.
L'I.R.C. può essere considerata come un aiuto in più che la scuola offre ai genitori per concorrere alla formazione, non solo morale, del ragazzo.
4. Capire, alla luce del Vangelo, gli avvenimenti di cronaca ed attualità.
La vita sociale deve coinvolgere a fondo i giovani, l'ora di I.R.C. é un modo per interpretare gli avvenimenti quotidiani in chiave evangelica.
5. Educazione alla cristianità, come cammino di fede.
La fede é un valore essenziale per vivere in pace con se stessi e con gli altri.
6. La religione cattolica educa e predispone il ragazzo alla fede e quindi alla grazia.
Seguendo un cammino di fede, il buon cristiano, che risulterà anche un buon cittadino verrà ricompensato con la grazia eterna. (L'unico inconveniente é che non é una grazia di questo mondo)
7. Educazione morale.
L'onestà, la sincerità, il rispetto del prossimo sono presupposti assoluti del cristiano che vanno inculcati sin da giovani. In un mondo teatro d'immoralità, l'insegnamento della morale cristiana é un'ancora di salvezza.
8. La religione cattolica educa alla carità e all'amore soprannaturale.
9. La carità e l'amore soprannaturale portano alla fratellanza.
10. La religione cattolica educa alla tolleranza.
11. I principi religiosi forniscono al ragazzo i parametri per una società migliore.
Chiara conseguenza di un modo
morale, caritatevole, pervaso di fratellanza e tolleranza é una
società morale.
Aspetti non educativi - Ovvero critica agli aspetti educativi.
Non ci occorrono opportunità in più.
É vero che la scuola pubblica italiana ricopre un ruolo molto importante nell'educazione e nella formazione dello studente, ma se pensiamo in concreto a quali sono gli obbiettivi primari della pedagogia scolastica (ossia educazione alla vita in comunità e quindi nella società), si converrà che l'ora di religione cattolica, intesa come una opportunità in più, sostanzialmente in riferimento alla formazione, sia un problema. Se infatti la famiglia necessita di una opportunità in più per formare il figlio vuol dire che il lavoro educativo all'interno della famiglia non é sufficiente e quindi, sbagliando, si ripongono speranze nascoste nella capacità della religione cattolica di "redimere". Da questo punto di vista alcuni genitori usciranno mortificati, e per me non é un male, ma va anche notato come la scuola commetta un grave errore nel permettere che l'ora di I.R.C. monopolizzi l'educazione dei giovani.
Il monopolio della Chiesa.
Storicamente la Chiesa si é
opposta in principio alla "Pedagogia Liberale" ed in seguito, con la scomparsa
della prima, ha anche contrastato la "Pedagogia Scientifica" propria del
marxismo. Intendere l'educazione di un ragazzo in chiave razionale (Vedi
ad esempio i positivisti: contrari alla preminenza dell'indirizzo umanistico
nella scuola come all'insegnamento religioso auspicati da filosofi e pedagogisti
di formazione romantica e hegeliana e fautori di un'impostazione pedagogica
in cui la ragione assume anche una funzione etica e quindi sostituisce
la religione. Scopo del compito educativo dev'essere l'inserimento dell'individuo
nella società) non é mai stato visto dalla Chiesa di buon
occhio. Essa ha reagito sin dall'inizio contrapponendo alla ragione la
fede, concretamente ha potuto contrapporre i due principi soprattutto in
ambito scolastico, opponendosi alle scuole Statali (non a caso nate tra
il 700 e l' 800) che stavano seriamente minando il suo monopolio educativo.
Non solo fede.
La fede cieca in religione, come in politica sono un male. La fede di per se stessa ci impone di credere e di accettare per buono qualsiasi atteggiamento, qualsiasi manifestazione mossa dalla fede stessa. É troppo semplice! É troppo facile e rinunciatario credere. Avere fede assoluta in una religione o magari in un ideale politico significa tradire se stessi e quell'ideale. Come in religione, se suppongo morale una azione mossa dalla credenza tradisco me stesso perché in concreto non mi rendo conto fino in fondo perché quella azione é morale, così in politica se voto un partito perché ho fede in quel partito in realtà lo tradisco perché non conoscerò mai quali sono i suoi ideali costitutivi e tra l'altro mi precludo qualsiasi altro ideale, il che non é un bene ne per me ne per chi é con me. Diremo allora che l'I.R.C. non educa i giovani alla cultura (come conoscenza) ed al senso critico.
Un altro aspetto, assolutamente
negativo, di un'educazione alla fede é dato dalle conseguenze che
essa porta: ossia, l'addomesticamento e la sottomissione delle masse a
forme assolute di potere ecclesiastico. Detto in altre parole, da questo
punto di vista, l'insegnamento della religione cattolica predispone i giovani
a perdere la propria libertà individuale.
Non è religioso ciò che ha riscontro politico.
Il titolo é un po' forzato, ma in questo modo rende bene l'idea di un discorso che facilmente si riallaccia al monopolio della Chiesa. Educare un ragazzo alla moralità, all'onestà, alla fratellanza, all'amore per una società "migliore" non é di per se sbagliato. É sbagliato pensare che solo la Chiesa cattolica possa fornire quegli elementi per questo tipo di educazione. Quando la Chiesa si é opposta alla "Pedagogia liberale" e a quella "scientifica" lo ha chiaramente fatto perché l'orizzonte politico che era a fondamento di ciascuna pedagogia, intaccava a fondo i suoi interessi temporali. Troppo spesso nella storia l'alto clero si é particolarmente interessato alla vita politica per poter intervenire, nei momenti critici, a proprio vantaggio e non a favore delle anime dei fedeli.
Massimiliano Melone
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